Antibiotico resistenza, zootecnica e igiene degli alimenti

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In tempi piuttosto recenti la rivista scientifica Science ha pubblicato un allarmante appello proveniente dai ricercatori di prestigiose università internazionali, quali Cambridge, Princeton e il Politecnico di Zurigo circa l’elevato e spesso indiscriminato utilizzo di antibiotici in zootecnica che sta comportando una conseguente resistenza a questi farmaci sia negli animali sia nell’uomo.

 

Gli antibiotici, tuttavia, non vanno demonizzati poiché il loro impiego è necessario tanto nell’uomo quanto negli animali che sono destinati al consumo umano o che produco prodotti riservati alla nostra alimentazione, nella tutela sia di noi consumatori sia dell’animale stesso. Infatti, gli antibiotici hanno il compito di impedire ai batteri di riprodursi, uccidendoli; ma un’esposizione eccessiva e inappropriata a tali farmaci, spesso utilizzati solo a scopo preventivo negli allevamenti intensivi, induce i microrganismi a sviluppare dei sistemi di protezione che rendono l’azione antibiotica inutile. Questa capacità di sopravvivenza viene trasferita alla progenie batterica determinando una farmaco-resistenza che può diffondersi anche a batteri maggiormente pericolosi per l’uomo e mettere seriamente a rischio la salute pubblica.

 

La diffusione dei batteri resistenti può, infatti, avvenire direttamente mediante gli allevatori oppure attraverso gli animali macellati o dai loro escrementi usati per concimare i campi, fino alle acque usate per l’irrigazione delle coltivazioni vegetali, i quali ortaggi e frutti finiscono sulle nostre tavole. Dunque, nel tempo l’impiego massiccio e preventivo degli antibiotici ha determinato la circolazione di batteri super resistenti in numerosi ambienti diversi, da quello naturale finanche negli ospedali.

 

In Italia, però, l’intenzione di risolvere questa problematica è molto sentita e i produttori si sono impegnati a ridurre l’impiego degli antibiotici negli allevamenti, senza dimenticare che esiste sempre un periodo di sospensione per consentire all’animale di smaltire il farmaco prima dell’autorizzazione alla macellazione o alla produzione di uova e latte. Questo ha permesso di constatare nei controlli una percentuale residua irrisoria che risulta attualmente al di sotto dello 0,2%, come comunicato dal Ministero della Salute.

 

Oltre a questa misura preventiva, atta ad arginare il problema dell’antibiotico-resistenza, la ricerca ha come obiettivo di selezionare razze animali più forti, senza trascurare le condizioni di allevamento che devono comunque assicurare un benessere animale dal controllo dei mangimi alla macellazione. Garantire il rispetto delle norme igieniche in tutte le fasi della filiera integrata rende le catene di produzione animale italiane tra le più controllate.

Da parte del consumatore, tuttavia, non devono mancare importanti norme igieniche che impediscano la diffusione batterica, come per esempio lavarsi bene le mani prima a dopo aver maneggiato il cibo, soprattutto se questo è crudo e lavare gli utensili che sono entrati in contatto con esso.

Non lasciare che i prodotti crudi e cotti entrino in contatto tra loro sia al momento della preparazione sia in quella di conservazione; pulire periodicamente il frigorifero nella maniera appropriata, cuocere bene gli alimenti e fare un uso corretto e responsabile degli antibiotici sotto stretta indicazione del proprio medico prescrittore.

Dott.ssa Laura Savoia

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