Il caffè è una delle bevande più consumate al mondo e sono moltissime le persone che lo inseriscono nella propria routine quotidiana consumandone più tazzine al giorno.
Un report del 2023 citato in un articolo dell’Ansa (“Caffè, l’Italia è il settimo Paese al mondo per i consumi”) indica che l’Italia è uno dei Paesi più importanti per quanto riguarda i consumi annui: circa 95 milioni di tazzine di caffè.
Alla luce di questi dati, può risultare sicuramente interessante riflettere sul suo impatto sulla salute. In effetti, la letteratura scientifica che riguarda questa bevanda è molto corposa e si deve peraltro notare che i risultati delle varie ricerche non sono sempre concordi.
Tra i numerosi studi effettuati, ve ne sono molti relativi al rapporto tra caffè e glicemia e tra caffè e diabete (è sufficiente fare una semplice ricerca in rete per rendersene conto). Questo perché sono moltissime sia le persone con prediabete, sia quelle affette da diabete mellito di tipo 2, condizioni caratterizzate da alti livelli di glicemia (iperglicemia).
Si deve precisare, a questo proposito, che nel prediabete i valori di glicemia a digiuno superano il livello massimo del range di normalità, ovvero 100 mg/dL, ma rimangono inferiori a 125 mg/dL, valore oltre il quale si può arrivare a una diagnosi di diabete mellito di tipo 2.
Ciò premesso, cercare di capire come il caffè influisce sul metabolismo e sul controllo del glucosio nel sangue è fondamentale per fare scelte consapevoli.
Caffè e glicemia: un rapporto complesso
Dagli studi che analizzano la relazione tra caffè e glicemia, emergono dati che sono a volte contrastanti fra loro. Per esempio, è stato osservato che nel breve termine la caffeina, un alcaloide contenuto non soltanto nel caffè, può ridurre temporaneamente la sensibilità all’insulina, determinando quindi un lieve aumento dei livelli di glucosio nel sangue. Tuttavia, questo effetto sembra attenuarsi con il consumo abituale. Per esempio: dopo cinque giorni consecutivi di assunzione di caffeina, non si registravano più effetti negativi significativi sulla glicemia a digiuno.
Vi sono anche studi a lungo termine che mostrano che un consumo di caffè regolare e moderato (3-4 tazzine al giorno), possa contribuire alla riduzione del rischio di sviluppare il prediabete, che a sua volta è una condizione di rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2.
Un aumento controllato del consumo di caffeina, per esempio passando da 65 a oltre 150 mg al giorno, è stato associato a una riduzione del rischio fino al 55%.
Ovviamente, l’effetto può variare da persona a persona ed è influenzato anche da fattori genetici, dal tipo di regime alimentare e, in generale, dallo stile di vita. In altri termini, se si ha un cattivo stile di vita, il rischio di sviluppare prediabete o diabete mellito di tipo 2 (e altre patologie) può comunque risultare elevato a prescindere dal consumo moderato di caffeina.
Potenziali benefici del caffè per la glicemia
Come accennato in precedenza, non mancano gli studi che indicano che un consumo regolare e moderato di caffè sia associato a un minore rischio di sviluppare diabete e prediabete. Per esempio, uno studio presentato nel 2023 sulla rivista Clinical Nutrition in occasione della Giornata Mondiale del diabete andava appunto in questa direzione, parlando di un rischio inferiore del 25% circa di sviluppare la malattia, con un consumo di 3-4 tazzine al giorno, rispetto a un consumo più basso o addirittura nullo.
L’effetto protettivo potrebbe dipendere non soltanto dalla caffeina, ma anche da altre sostanze presenti nella bevanda come per esempio i polifenoli, da tempo noti per le loro proprietà antiossidanti, come per esempio l’acido clorogenico (acido 3-caffeilchinico), un polifenolo contenuto in molte sostanze vegetali che contribuisce a regolare l’assorbimento del glucosio a livello intestinale.
Un’altra sostanza contenuta nel caffè che potrebbe avere un effetto benefico è il cafestolo (anche cafestol), un composto bioattivo che promuove la produzione di insulina e migliora il controllo della glicemia. Il suo ruolo è stato scoperto grazie a una ricerca su cavie animali condotta nel 2017 da Fredrik Brustad Mellbye, del policlinico universitario di Aarhus in Danimarca, e pubblicata sul Journal of Natural Products (Cafestol, a Bioactive Substance in Coffee, Has Antidiabetic Properties in KKAy Mice).
Un altro elemento interessante è che anche il caffè decaffeinato sembra esercitare un effetto favorevole, suggerendo appunto che non sia soltanto la caffeina a influenzare la glicemia, ma anche altri componenti presenti nella bevanda.
I rischi da considerare
Come si considerano i benefici, è necessario anche considerare i potenziali rischi legati al consumo di caffè, in particolar modo per coloro che hanno una diagnosi di prediabete o diabete di tipo 2. Come facilmente si può immaginare, un fattore sicuramente critico è rappresentato dagli ingredienti eventualmente aggiunti alla bevanda, in particolare lo zucchero da tavola (saccarosio), che può aumentare la glicemia vanificando i possibili effetti positivi.
È corretto anche ricordare che chi sta assumendo farmaci ipoglicemizzanti dovrebbe chiedere al proprio medico se è consigliabile o no l’assunzione di caffeina, verificando se tale sostanza ha interazioni significative con il farmaco che sta assumendo. Le sostanze che interagiscono con i farmaci, infatti, possono ridurne o potenziarne gli effetti ed è una cosa di cui è necessario tenere conto.
Qualche consiglio per chi ha la glicemia alta
Considerando quanto riportato in precedenza, chi ha la glicemia alta può mantenere il caffè nella propria routine quotidiana, ma dovrebbe adottare alcune precauzioni. Per esempio, dovrebbe evitare del tutto di dolcificarlo con lo zucchero, eventualmente sostituendolo con un dolcificante naturale, come per esempio la stevia.
Comunque sia, è consigliabile verificare qual è la propria risposta personale all’assunzione di caffè, tenendo nota dei valori della glicemia nel tempo.
Come mostrato da alcune ricerche, un consumo moderato non solo non è dannoso, ma al contrario potrebbe risultare d’aiuto, ricordando sempre però che ciò che vale per molte persone non sempre vale per tutti.





