Avete mai sentito parlare della carruba?
E’ il frutto dell’albero del carrubo, una pianta sempreverde che si caratterizza per i suoi baccelli a forma di fagiolo dal colore marrone scuro quasi nero. Gergalmente, nel dialetto napoletano, chiamate” sciuscelle” venivano gradite per il loro sapore dolciastro, ma con il tempo il loro consumo è andato perdendosi. Infatti attualmente non sono più tanto apprezzate tal quali, o vengono date in pasto agli animali o vengono per lo più utilizzate ,a scopo industriale.
I loro prodotti sono ottenuti dalla essiccazione e macinazione del frutto stesso, e sono la farina di carruba (o farina di polpa di carruba) che si ottiene dall’intero baccello e la farina di semi di carruba derivata dalla polverizzazione dei semi. Entrambi trovano largo impiego nell’industria alimentare prestandosi a utilizzi differenti ovviamente perché presentano caratteristiche differenti.
La farina della polpa di carruba ha un colore marroncino simile al cacao, è povera di grassi, ricca di fibre e di minerali quali ferro, calcio e manganese, in più contiene vitamine e zuccheri semplici. Ma a differenza del cacao non possiede sostanze “eccitanti” come la caffeina e la teobromina pertanto, la farina di carrube, viene impiegata nelle preparazioni dolci in cui si vuole sostituire il cacao con il vantaggio di ingerire meno kcal ma di godere allo stesso tempo di preziose proprietà per il nostro organismo come descritto in precedenza.
Altro punto a favore è che ci permette di diminuire il quantitativo di zucchero nelle preparazioni dato il suo sapore naturalmente dolce e intenso al contrario del cacao che essendo amaro induce ad aggiunte di zucchero. Non facilmente reperibile, ma può essere utilizzata ampiamento, oltre negli impasti dolci, può essere disciolta nel latte (bevanda vegetale o acqua) per un gustoso preparato dal sapore di cioccolato, oppure dare un tocco in più nei frullati o smoothie.
Invece la farina di semi di carrube si presenta in modo differente, la sua polvere è bianca, con funzione legante, infatti il suo impiego è del tutto diverso rispetto alla farina di polpa di carruba. L’industria alimentare la utilizza per l’appunto come addensante, stabilizzante ed emulsionante nella preparazione di dolci, caramelle, gelati, budini, ma non solo anche conserve alimentari come le carni in scatola.
Viene adoperato quindi come additivo alimentare e viene riconosciuto in etichetta come E410. Possiamo quindi utilizzare i suoi derivati in maniera versatile a seconda di ciò che vogliamo preparare, ma sarebbe bene riapprezzare la carruba come frutto tal e quale.
In conclusione motivi per cui rendere partecipe della nostra cucina questo frutto dimenticato sono tanti e soprattutto sono legati alle sue proprietà benefiche tra queste:
- Proprietà digestive e antimicrobiche;
- Proprietà antiossidanti, in maniera particolare sulla disintossicazione epatica;
- Proprietà antidiarroica grazie ai tannini contenuti nel baccello;
- Proprietà probiotica grazie alle fibre solubili presenti nei semi
- Proprietà lassativa (il frutto intero,la carruba)
- Modulazione dell’assorbimento dei carboidrati limitando il picco glicemico e insulinemico;
- Controllo dei grassi grazie alla presenza di fibre e polifenoli, le stesse conferiscono un effetto saziante adatte perciò a chi segue un regime ipocalorico.
- Ricche di vitamine come la C,K e gruppo B e Sali minerali come calcio, magnesio, zinco, seleno, ferro.
Carruba il prezioso frutto dimenticato.Dott.ssa Filomena Vitale Biologa Nutrizionista