La dieta mediterranea ha affascinato il pubblico fin da quando è divenuta famosa, oltre dieci anni fa, come uno dei regimi alimentari più sani; i ricercatori la studiano, nella speranza di comprendere il meccanismo che la caratterizza.
Pubblicizzata per la prima volta da un medico americano in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, la dieta divenne famosa dopo uno studio di Harvard circa i vantaggi pubblicato nel 1995. La dieta tradizionale, originaria dei paesi dell’area mediterranea, è caratterizzata da un elevato apporto di frutta fresca, verdura, carboidrati, frutta secca, cereali e pesce e da un’assunzione ridotta di carni, in particolare rosse (è l’olio d’oliva a rappresentare la fonte primaria di grassi), nonché, ovviamente, da un’assunzione moderata e quotidiana di vino (generalmente rosso) ai pasti.
Gli studi passati hanno riscontrato un’associazione positiva tra un regime alimentare e l’aumento dell’aspettativa di vita, nonché la riduzione del rischio di malattie debilitanti, come le malattie cardiovascolari, il diabete di tipo 2 e il morbo di Alzheimer. Nel 2011, l’importanza della dieta mediterranea è stata riconosciuta dall’UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
ll vino si sta trasformando da importante fonte di nutrimento in complemento culturale del cibo. In paesi come la Spagna, con una forte tradizione enologica nell’ambito di una dieta equilibrata, la legislazione ha riconosciuto il vino come un alimento. Nel 2011, anche il pasto gastronomico alla francese, un evento festoso che riunisce le persone in determinate occasioni per godere dell’arte della buona tavola e del buon bere, è stato riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Il vino è la bevanda storica del bacino del Mediterraneo: veniva prescritto già da Ippocrate nel IV secolo Avanti Cristo per la cura delle ferite e come bevanda nutriente, antipiretica, purgante e diuretica.
Pur essendo materia di ampio dibattito, la scienza ha riconosciuto alcuni effetti benefici del vino sulla salute umana. Alcuni dei composti polifenolici, presenti in modo particolare nel vino rosso, sono ritenuti almeno in parte responsabili della riduzione del rischio cardiovascolare. Nonostante l’alcool sia un agente proossidante, le bevande alcoliche riducono l’ossidazione delle lipoproteine a bassa densità (abbreviate LDL, sono componenti del colesterolo) probabilmente perché contengono i flavonoidi e i polifenoli che sono antiossidanti. In sostanza, Il vino rosso riduce l’ossidazione delle lipoproteine che è fondamentale per lo sviluppo dell’aterosclerosi.
L’alcool, d’altro canto, incrementa i livelli di lipoproteine ad alta densità (HDL) nel plasma, che contribuiscono invece alla riduzione del colesterolo. In studi di mortalità cardiovascolare, aggiustando per livelli di HDL, è stato dimostrato che circa il 50% dell’effetto cardioprotettivo dell’alcool è dovuto alla sua capacità di incrementare i livelli di HDL.
Va ricordato comunque che l’assunzione di alcool comporta un incremento dei livelli di trigliceridi serici aumentando potenzialmente il rischio vascolare. Che bere vino durante i pasti sia fondamentale è dimostrato da uno studio pubblicato nel 2001 da Trevisan e collaboratori nel quale oltre 15000 soggetti adulti sono stati seguiti per sette anni.
I bevitori fuori pasto presentavano tassi di mortalità significativamente più alti rispetto ai bevitori durante i pasti. I grandi studi epidemiologici su vino e longevità. I grandi studi sui rapporti tra consumo di vino e mortalità disponibili in cui è stato possibile disaccoppiare il consumo di vino da quello di bevande alcooliche dimostrano inequivocabilmente che il vino esercita un effetto positivo sulla longevità, riducendo quasi del 50% il rischio di mortalità
Dieta Mediterranea e Resveratrolo. Dott.ssa Francesca Finelli