Fave e favismo, alcune indicazioni
Maggio è il mese nel quale la Natura ci regala tanti legumi freschi, come le lenticchie, i ceci, i fagioli, ma anche i piselli e le fave. Sono davvero pieni di sapore, una delizia del palato che per alcuni, tuttavia, può costituire una vera croce. Infatti, non poche persone in Italia, così come in altre zone del mondo, quali i Paesi del bacino Mediterraneo, Africa e Asia Meridionale, possono soffrire di una carenza enzimatica che impedisce loro di ingerire i piselli, ma soprattutto le fave.
Si tratta di una condizione genetica che prende il nome di favismo. Ne sono affette circa 400 milioni di persone in tutto il pianeta, di cui circa 400 mila in Italia. Il responsabile del difetto ereditario è un gene posto sul cromosoma sessuale X che codifica per l’enzima G6PD, ovvero il Gluosio-6-fosfato- deidrogenasi. Questo enzima è presente, in condizioni di normalità, nei globuli rossi ed è coinvolto nei loro processi ossido-riduttivi, aiutando gli eritrociti a trasportare l’ossigeno ai tessuti.
I soggetti fabici sono carenti di questo enzima e, se vengono a contatto con alimenti come le fave, in minor misura i piselli, e alcuni tipi di farmaci, come taluni antibiotici, antipiretici, analgesici e chemioterapici, che hanno azione ossidante, presentano una denaturazione dell’emoglobina, andando incontro a emolisi, ovvero alla distruzione dei globuli rossi. Ciò comporta una liberazione di emoglobina nelle urine, detta emoglicosuria, e ittero.
La malattia si manifesta fino a 48h dopo l’ingestione degli alimenti o dei farmaci responsabili della crisi emolitica e, nei casi più gravi, può portare a un collasso cardiocircolatorio che richiede il ricovero in ospedale ed emotrasfusione per la perdita di una ingente quantità di globuli rossi. I sintomi sono rappresentati dall’insorgere di pallore accompagnato da ittero, febbre, respiro affannoso, tachicardia, astenia, dolori muscolari e urine scure.
Poiché si trasmette attraverso il cromosoma sessuale X, colpisce maggiormente i maschi che lo ereditano dalla madre. Quest’ultima è fabica, se entrambi i suoi cromosomi sessuali possiedono il gene mutato; invece, è portatrice sana, se solo uno dei due cromosomi X presenta la mutazione.
Di questa insufficienza enzimatica ne esistono ben 200 varianti e non è raro che alcune persone abbiano ingerito i diversi tipi di legumi senza avere conseguenze; ma poiché vi sono diverse combinazioni di condizioni, quali stress, sforzi eccessivi e persino freddo, insieme ai fattori alimentari e farmacologici già descritti, se si è a conoscenza di avere questa condizione genetica, è bene essere prudenti per evitare di correre rischi.
Il deficit di G6PD può essere valutato con un semplice dosaggio enzimatico che si ottiene mediante un prelievo ematico.
Fave e favismo, Dott.ssa Laura Savoia Biologa nutrizionista