Ipertensione, stile di vita e alimentazione.
Con il termine “pressione” si intende l’intensità con la quale il sangue attraversa i vasi sanguigni.
Valori di pressione arteriosa considerati “normali” si attestano tra i 100 e i 120 mmHg (di massima) e i 75-80 mmHg (di minima). In particolare queste sono le indicazioni del Ministero della Salute (secondo la Classificazione dell’ipertensione arteriosa – Linee guida 2018 ESC/ESH – European Society of Cardiology – European Society of Hypertension):
Livello | Pressione sistolica (mmHg) | Pressione diastolica (mmHg) |
Ottimale | <120 | <80 |
Normale | 120-129 | 80-84 |
Normale – Alta | 130-139 | 85-89 |
Ipertensione di grado 1 | 140-159 | 90-99 |
Ipertensione di grado 2 | 160-179 | 100-109 |
Ipertensione di grado 3 | ≥ 180 | ≥ 110 |
Ipertensione sistolica isolata | ≥ 140 | ≤ 90 |
Fonte: Humanitas – Research Hospital
Pertanto, si osserva che quando i valori pressori della componente sistolica e diastolica si attestano o addirittura superano i 140 mmHg (per la massima) e i 90 mmHg (per la minima), è possibile fare diagnosi di ipertensione arteriosa.
Dai dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità si evince che a soffrire di ipertensione arteriosa sia il 18% degli italiani, con prevalenza che incrementa progressivamente con l’aumentare dell’età fino a superare il 50% oltre i 74 anni di vita. A questi dati si devono aggiungere quelle persone che non sono consapevoli di essere ipertese. Ne consegue che, controllare regolarmente la pressione arteriosa, adottare stili di vita adeguati e assumere una terapia farmacologica laddove si ritenga opportuno, è fondamentale per la salute.
Numerosi studi scientifici hanno messo in evidenza che, adottare adeguati stili di vita, consente di: ritardare e/o prevenire l’insorgenza dell’ipertensione arteriosa; ritardare e/o prevenire l’utilizzo di terapie farmacologiche in soggetti con ipertensione di grado I; contribuire ad abbassare i livelli di pressione arteriosa in soggetti in cura con farmaci antiipertensivi, riducendo la posologia.
A tale scopo, è consigliabile mettere in atto alcune strategie…anche a tavola! Ad esempio: ridurre l’apporto di sale; moderare il consumo di bevande alcoliche; preferire frutta e verdura, riducendo il consumo dei grassi; mantenere sotto controllo il peso corporeo; praticare attività fisica costante e smettere di fumare.
Tra i principali “responsabili” dell’aumento della pressione arteriosa figura il sale. Il meccanismo di correlazione sembra includere un aumento del volume extracellulare, ma anche un aumento della resistenza vascolare, dovuto in parte all’attivazione del sistema nervoso simpatico.
Secondo i dati dell’INRAN – Istituto Nazione di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione- ogni giorno l’adulto italiano assume in media 10 g di sale al giorno (corrispondenti a 4 g di sodio), un valore di quasi dieci volte superiore rispetto a quello fisiologicamente necessario.
Il consumo raccomandato di sale è <5-6 g/die, pari a <2-2,4 g7die di sodio. Giornalmente la quantità di sale che assumiamo attraverso la dieta, proviene principalmente dai prodotti processati (75%); bisogna poi considerare la quantità di sale aggiunto alle preparazioni (15%) e quello naturalmente presente negli alimenti (10%).
Cambiare radicalmente le proprie abitudini alimentari può risultare complicato; al contrario, farlo gradualmente potrebbe garantire maggiori risultati e per più lungo tempo. Si può partire da obiettivi minimi, da realizzare con poco sforzo, per raggiungere traguardi che richiedono un impegno maggiore. Per cominciare con poco sforzo è possibile, ad esempio, preferire il consumo di più cibi freschi, rispetto agli alimenti in scatola; diminuire il consumo di salumi crudi; limitare gli snack salati e l’utilizzo del dado da brodo. Il passo successivo da compiere vede invece, l’utilizzo delle spezie in cucina, in sostituzione del sale.
Nelle Linee Guida per il trattamento dell’ipertensione arteriosa viene evidenziato anche il ruolo dell’alcol, in quanto un consumo di etanolo superiore a 140 g alla settimana, sia per gli uomini sia per le donne, potrebbe aumentare il rischio di insorgenza o delle complicanze relazionate all’ipertensione arteriosa.
Nel corso degli ultimi anni, l’introduzione di alcuni accorgimenti dietetici proposti dallo studio DASH – che prevede una dieta ricca in frutta e verdura, vegetali e alimenti a basso contenuto di acidi grassi saturi e di colesterolo – e l’incremento di impiego di alcuni cibi ad elevato contenuto di potassio, si sono rivelati utili strumenti di prevenzione.
In particolare, lo studio DASH, pone l’accento sul consumo di sodio in relazione all’aumento dei valori di pressione arteriosa. Sono stati arruolati 142 pazienti affetti e non da ipertensione arteriosa e sottoposti ad un regime alimentare controllato – tipico dei Paesi occidentali – e una dieta DASH.
Inoltre, ai partecipanti sono stati proposti alimenti ad alto, intermedio ed elevato contenuto di sodio, per circa 30 giorni. Lo studio ha messo in evidenza che, i soggetti sottoposti a dieta DASH e ad un moderato consumo di sale da cucina, mostrano livelli più bassi di pressione arteriosa, rispetto agli altri.
E’ importante monitorare il proprio peso corporeo, non solo attraverso scelte alimentari consapevoli, ma anche attraverso l’esercizio fisico. Quest’ultimo, infatti, si mostra in grado di ridurre i valori pressori sisto/diastolici a riposo rispettivamente di 3,0/2,4 mmHg e quelli diurni rispettivamente di 3,3/3,5 mmHg.
In conclusione, tra le strategie terapeutiche non farmacologiche, da adottare per tenere sotto controllo i valori pressori è importante: ridurre il consumo di sale da cucina; consumare preferibilmente frutta, verdura e alimenti a ridotto contenuto di grassi saturi; monitorare il proprio peso corporeo e abbandonare la vita sedentaria, a favore di una vita più attiva!
Ipertensione, stile di vita e alimentazione. Dott.ssa Mariarosaria Pepe Nutrizionista