Mal di testa e alimentazione, il ruolo dell’istamina
L’emicrania è la forma di mal di testa più comune: colpisce indipendentemente dall’età e dal sesso, varia per intensità, durata e sintomi e può dunque compromettere notevolmente lo svolgimento delle normali attività lavorative e relazionali.
Le cause scatenanti non sono del tutto chiare, di certo influiscono un mix di fattori ambientali e genetici come la familiarità, lo stress, i cambiamenti climatici, il consumo di alcol, il fumo e altri fattori esterni.
Può manifestarsi in forma episodica o cronica, con o senza aurea e, sebbene gli attacchi siano soggettivi soprattutto per quanto riguarda la durata e l’intensità, generalmente si manifesta in modo unilaterale (colpisce cioè solo una metà della testa) con un dolore intenso, pulsante, inabilitante che peggiora con il movimento e che può essere associato ad altri sintomi come nausea, vomito, fotofobia e fonofobia.
L’attacco emicranico è costituito dal susseguirsi di due fasi: una prima fase di vasocostrizione intracranica e una seconda fase di vasodilatazione extracranica con liberazione di sostanze vasoattive endogene come per esempio l’istamina.
L’istamina è una sostanza naturalmente prodotta dal nostro organismo a partire dall’amminoacido istidina, è un’ammina biogena ed è coinvolta nella risposta immunitaria, nelle reazioni infiammatorie e nelle patologie allergiche: rilasciata in seguito all’esposizione agli allergeni, è infatti responsabile di molti degli effetti dei processi infiammatori ed allergici.
Essa inoltre è implicata in tante altre funzioni fisiologiche.
Nel nostro organismo l’istamina viene degradata dall’enzima diaminossidasi (DAO) e dall’istamina-N-metiltrasferasi (HNMT), ma in alcuni soggetti questo meccanismo non funziona correttamente e si può avere quindi un’aumentata concentrazione di istamina plasmatica: l’accumulo è dovuto ad un aumento di istamina “endogena” prodotta in risposta a stimoli direttamente dall’organismo, ad un aumento di istamina “esogena” proveniente dagli alimenti o ad un deficit di DAO, direttamente coinvolto nella degradazione dell’istamina proveniente dal cibo.
Livelli di istamina nel sangue che superano il valore soglia sono dunque correlati alla comparsa di sintomi come emicrania e cefalea, disturbi gastro-intestinali, eruzioni cutanee, orticaria.
Sebbene il fattore che probabilmente incide maggiormente sull’ ipersensibilità all’istamina sia la componente genetica che influenza l’attività degli enzimi preposti alla sua degradazione, l’istamina è contenuta in molti alimenti che assumiamo quotidianamente e dunque l’alimentazione può avere un ruolo attivo in questo processo.
Il contenuto di istamina è variabile perfino nello stesso tipo di alimento per cui non sempre i sintomi si presentano ingerendo lo stesso alimento, tuttavia il consumo combinato di alimenti ad elevato tenore di istamina può portare alla comparsa di sintomi più accentuati.
È possibile distinguere infatti tra alimenti ricchi di istamina e alimenti istamino-liberatori, ossia alimenti che non contengono istamina, ma che sono in grado di stimolarne la liberazione da parte dell’organismo.
Gli alimenti ricchi di istamina sono in genere gli alimenti fermentati, lavorati o conservati e alimenti come per esempio gli insaccati, il pesce affumicato, i crostacei, i formaggi stagionati, mentre tra gli alimenti istamino-liberatori ritroviamo ad esempio il cioccolato e il cacao, la frutta secca, il caffè e il vino.
Se è nota un’ipersensibilità all’istamina o se sono presenti sintomi attenzione dunque agli alimenti ricchi di istamina o istamino-liberatori e all’associazione tra essi: un’alimentazione a basso carico di istamina è l’unica soluzione per attenuare i sintomi, ma occorre affidarsi sempre ad un esperto che possa fare i giusti approfondimenti e che possa assicurare una corretta ed equilibrata alimentazione che fornisca all’organismo tutti i nutrienti di cui necessita.
Mal di testa e alimentazione, il ruolo dell’istamina. Dott.ssa Mariangela Guzzetta