Piante officinali e tisane in gravidanza
L’uso della fitoterapia per prevenzione e trattamento salutistici è un trend in crescita in tutto il mondo.
Le donne in gravidanza ed allattamento non fanno eccezione; la prevalenza riportata dell’uso è fra 1 e 60 %. Nonostante la comune percezione di sicurezza, le azioni farmacologiche delle piante medicinali possono essere potenti, e bisogna pertanto, conoscerne i vari aspetti.
Sull'argomento "erbe" in gravidanza sono disponibili alcuni documenti di organi istituzionali che a più riprese hanno ribadito alcuni concetti generali ma che non possono rimanere sconosciuti (AIFA, Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute).
Il problema della sicurezza dei prodotti naturali assunti in gravidanza nasce dal fatto che generalmente non sono sufficienti i pochi clinical trials disponibili su alcune piante, servirebbe semmai studi osservazioni caso-controllo su grandi numeri, disegnati appunto per la valutazione della SICUREZZA piuttosto che trials disegnati per valutare l'efficacia della pianta.
In rete si trovano indicazioni di elenchi di piante proibite e di piante ammesse, da parte di autori vari, ma il problema rimane e deve esser valutato caso per caso, soprattutto in relazione al tipo di prodotto, al tipo di associazione di piante, ed in particolar al tipo di preparato o di estratto.
- Rischio di aborto: olii essenziali...es. il propoli;
- Effetto mutageno: es. lo zenzero, benchè si tratti di un potenziale effetto che necessita di ulteriori studi;
- Aumenta contrattilità utero: è data dai più conosciuti lassativi come senna, aloe, cascara;
- Tossicità sul feto: assenzio, menta, ginepro, salvia, cannella, borragine, farfara;
Persino la camomilla (romana e germanica), usata per alleviare disturbi gastrointestinali o stati d' agitazione, risulterebbe avere un effetto di aumento sulla contrattilità uterina.
Le sostanze vegetali maggiormente rischiose sono comunque gli oli essenziali e gli alcaloidi, tutti ad altissima diffusibilità dotati sempre di basso indice terapeutico, quindi potenzialmente tossici per l’embrione o il feto, o attivi sulla contrattilità uterina, e quindi potenzialmente a rischio di aborto.
La caffeina e la nicotina riducono facilmente l’irrorazione placentare e pertanto in gravidanza è controindicato il fumo e l’assunzione di molti caffè, così come altre piante neurocardiostimolanti o neurocardiotossiche quali l’Efedra, la Noce moscata, l’Arancio amaro. Il Ministero della Salute ha emesso anche provvedimenti restrittivi relativi all’uso di alcune erbe in gravidanza, quali per esempio gli integratori a base di Ginkgo biloba, il Citrus aurantium e il Riso rosso fermentato.
Fino a qualche anno fa, le piante più usate, considerate innocue, erano: MENTA PIPERITA, MACROCARPO o mirtillo rosso cranberry e zenzero. E' invece richiesta cautela per: rosa canina, lampone e valeriana.
Come comportarsi?
Possiamo concludere affermando che in gravidanza (come anche in allattamento) è bene evitare in primis olii essenziali di qualsiasi tipo, per non andare incontro a effetti indesiderati sia sulla mamma che sul feto/embrione, ma cercare, laddove possibile, di fare a meno anche di estratti, infusi concentrati dei quali, al momento non si conoscono bene reazioni avverse.
Tuttavia, una tisana al finocchio o alla malva (quest'ultima ritenuta abbastanza sicura dagli ultimi trials), bevuta una tantum, non rappresenta un'occasione nociva e può essere considerata accettabile nell'alimentazione della gestante.
Piante officinali e tisane in gravidanza: quali consentite? Dott.sa Rosa Carbone biologa nutrizionista