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Home Alimentazione e salute

Stipsi o stitichezza, come combatterla con una corretta alimentazione

Stefania Fulchini di Stefania Fulchini
03/01/2021
Tempo di lettura: 7 min lettura
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Stipsi e stitichezza, l'alimentazione è fondamentale

Un disturbo ricorrente quanto fastidioso. Parliamo di stipsi, cause e rimedi.

La frequenza delle evacuazioni intestinali fra le persone sane varia notevolmente: da tre evacuazioni al giorno a tre alla settimana.

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Di norma le feci vengono espulse senza sforzo, senza fastidio e senza eccessiva tensione addominale. Si parla di stipsi quando vi è difficoltà ad espellere le feci, una riduzione nella frequenza di evacuazione, evacuazione di feci dure o caprine e la sensazione di incompleta evacuazione.

Il termine “stipsi” deriva dal greco styphein (stretto) ed indica una difficoltà nell’espletamento della funzione intestinale che può impattare notevolmente sulla qualità di vita. È una problematica molto frequente che interessa circa il 15% della popolazione. Interessa maggiormente i soggetti di sesso femminile ed aumenta con l’avanzare dell’età. È più frequente in chi è depresso o sottoposto a stress psicologici.
La stipsi transitoria è frequente durante la gravidanza, nei cambi di luogo ed abitudini alimentari (es. viaggi), in persone sedentarie che non si idratano in maniera sufficiente, nel periodo che segue interventi chirurgici e dopo l’utilizzo di antibiotici.
La stipsi cronica invece può essere causata da vere e proprie disfunzioni motorie intestinali e/o anorettali oppure da patologie come la diverticolosi, le malattia infiammatorie croniche intestinali, il tumore del colon-retto. Fra le malattie croniche che spesso si accompagnano a stipsi, vi sono il Morbo di Parkinson, il Diabete e malattie neurologiche. Anche alcuni farmaci (es. anestetici, analgesici, antiacidi, anticolinergici, antidepressivi) possono rallentare il transito delle feci lungo l’intestino.

Criteri di diagnosi di stipsi funzionale (criteri di Roma IV)

Deve includere almeno DUE delle seguenti condizioni:

  • difficoltà in più di 1/4 (25%) delle defecazioni
  • feci dure o a grumi in più di 1/4 (25%) delle defecazioni
  • sensazione di evacuazione incompleta in più di 1/4 (25%) delle defecazioni
  • sensazione di ostruzione/blocco in più di 1/4 (25%) delle defecazioni
  • necessità di aiuto con manovre manuali in più di 1/4 (25%) delle defecazioni
  • meno di 3 movimenti intestinali spontanei alla settimana

L’approccio con il paziente con stipsi si basa inizialmente su un’anamnesi accurata e l’esame clinico. Le procedure diagnostiche utilizzate sono volte ad identificare la causa organica o funzionale della stipsi e saranno scelte dal medico sulla base dei sintomi del paziente e sui dati rilevati clinicamente.

  • Clisma opaco a raggi x: attraverso l’introduzione di bario (mezzo di contrasto) per via anale, permette di visualizzare l’anatomia del colon (es. dolicocolon, megacolon), le sue pareti, ed eventuali diverticoli o polipi.
  • Defecografia: esame radiologico che prevede l’opacizzazione delle ultime porzioni del colon (canale anale-retto e sigma) con il bario introdotto per via anale. L’esame permette di valutare la funzionalità dell’apparato anorettale in posizione fisiologica, in termini di capacità di tenuta a riposo e durante la contrazione volontaria (contrazione dei muscoli sfinteriali e degli elevatori dell’ano), l’efficacia della spinta, la presenza o meno di prolassi.
  • Colonscopia: consente di esaminare l’intero colon attraverso l’introduzione di uno strumento flessibile con incorporata una telecamera e con un sottile canale attraverso il quale passare la pinza bioptica per eseguire piccoli prelievi di mucosa (biopsie) o per asportare polipi.
  • Colonscopia virtuale: quando il paziente non tollera la colonscopia, ha avuto diverticoliti, ha restringimenti o colon troppo difficili e lunghi da esplorare con l’endoscopia.
  • Manometria anorettale: valuta le pressioni del canale anale a riposo, durante la contrazione volontaria e durante la spinta. L’insufflazione di un palloncino all’interno del retto permette inoltre di verificare l’integrità del plesso nervoso nella parete del retto (attraverso il riflesso inibitorio rettoanale) e le soglie di percezione di evacuazione e di urgenza.
  • Studio dei tempi di transito intestinale: permette di fare diagnosi di “stipsi da rallentato transito intestinale”. Un numero variabile di piccoli marcatori radio-opachi vengono ingeriti e dopo alcuni giorni viene eseguito un esame radiologico dell’addome. Quando più dell’80% dei marcatori è stato espulso e non sono quindi visibili all’immagine radiologica, il transito è definito normale.

Il decalogo Antistipsi

Corretta alimentazione con regolarità negli orari dei pasti. Ogni giorno, includere un piatto in brodo o un minestrone di verdure, anche passato. Alternare i cerali raffinati, quali pane, pasta e riso, con quelli integrali. Consumare almeno due volte a settimana i legumi. In caso di meteorismo preferirli passati o decorticati. Includere nella propria dieta, ogni giorno, una porzione di yogurt o di latte fermentato tipo kefir. In genere, chi ha problemi di stitichezza deve evitare tutti gli alimenti industriali troppo trattati ed elaborati, come quelli raffinati, affumicati e ricchi di conservanti, additivi e coloranti, dal momento che possono irritare e alterare la flora batterica.

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Assunzione appropriata di fibre: è consigliato il consumo di almeno 20-35 grammi di fibre giornaliere. Le fibre si distinguono in fibre insolubili (cellulosa, emicellulosa e lignina) presenti cereali integrali, verdure a foglia verde, cavolfiori, zucchine, sedano, frutta secca e semi di lino. Esse hanno la caratteristica di assorbire acqua determinando un aumento della massa fecale, condizione che favorisce il transito intestinale (facilitando la perdita di peso nelle diete ipocaloriche), diminuiscono, inoltre, il tempo di contatto delle sostanze nocive con la mucosa intestinale. Attenzione all’abuso di crusca ricca in lignina che in caso di intestino infiammato è molto irritante.

Le fibre solubili quali le pectine, le gomme, le mucillaggini e i galattomannani che si ritrovano per lo più in alimenti di origine vegetale; in particolare, ne sono ricchi i piselli, i fagioli, i semi di psillio, le mele, i kiwi, le pere, le prugne, le carote, le patate, l’avena, la segale, l’orzo e i broccoli. Esse vengono degradate dalla microflora intestinale o microbiota. La fermentazione delle fibre solubili ad opera del microbiota porta alla produzione di acidi grassi a catena corta (SCFAs), sostanze importantissime che modulano l’infiammazione, nutrono e rendono più forti le cellule del colon.

Assumere un’adeguata quota di grassi buoni come l’olio extravergine di oliva, che agisce, in effetti, come lassativo naturale. Aumenta la produzione della bile, favorendo la digestione dei cibi grassi. Ha, inoltre, effetti anti-infiammatori e previene l’irritazione intestinale. Aiuta ad ammorbidire le feci mantenendo in buone condizioni i tessuti del colon. È ricco di omega 3, vitamina E, K e antiossidanti.

Adeguato apporto di liquidi: bere almeno 2L di acqua aiuta a mantenere un buon transito delle feci in quanto risulteranno più morbide. E’ consigliabile integrare con  tisane a base di fitoterapici (malva, liquirizia, cassia, carvi, finocchio). Le tisane vanno alternate per non dare modo al vostro intestino di assuefarsi. Limitare l’assunzione di alcool, tè e caffè (benché uno al mattino aumenti i movimenti intestinali)

Fare movimento: camminando almeno 20-30 minuti al giorno o facendo ginnastica.

Rilassarsi: alle attività sopra citate, possono alternarsi anche pratiche più rilassanti – quali lo yoga o il ballo – a seconda delle preferenze individuali.

Dedicare il giusto tempo per le funzioni intestinali: il momento migliore è al mattino dopo la prima colazione e non bisogna ignorare lo stimolo. Utilizzare uno sgabellino da mettere sotto i piedi quando si evacua, in modo da creare una posizione del muscolo pubo-rettale e all’angolo retto-anale ottimale.

Trattamenti osteopatici e fisioterapici viscerali: delicata manipolazione degli organi addominali e toracici e delle membrane di tessuto che avvolgono tali organi, strettamente dipendenti dal movimento generato dal diaframma e quindi dall’atto respiratorio. Pertanto, la corretta respirazione e le tecniche di stiramento, che combattono le aderenze e gli spasmi intestinali sarà fondamentale nella risoluzione di un disturbo come quello della stitichezza.

Eventuale integrazione con lassativi: vi si ricorre quando i cambiamenti nell’alimentazione e nello stile di vita non sono sufficienti. Ve ne sono di diversi tipi: Integratori di fibre o lassativi di massa: richiamano acqua nell’intestino ed ammorbidiscono le feci facilitandone l’espulsione. Da contatto/Stimolanti: sono dei potenti attivatori della motilità intestinale, ma possono causare crampi addominali. Emollienti delle feci: lubrificano le feci e ne aiutano il passaggio.

Osmotici: agiscono trattenendo e richiamando liquidi nell’intestino con un meccanismo osmotico o modificando la distribuzione dell’acqua nel materiale fecale, es. magnesio (Ossido, Cloruro, Carbonato, Citrato). Lassativi salini: richiamano acqua nel colon. Vengono speso utilizzati nella preparazione per le procedure endoscopiche. Procinetici: in grado di stimolare selettivamente la funzione motoria intestinale. Agonisti serotoninergici: questi agenti stimolano il rilascio di aceticolina che è un neurotrasmettitore che aumenta le contrazioni peristaltiche del colon. Supposta o clistere per evitare che si formi il “tappo”.

Supplementare con fermenti lattici appropriati in caso di disbiosi.

Stipsi o stitichezza, come combatterla con corretta alimentazione ed opportuna integrazione. Dott.ssa Stefania Fulchini Biologa Nutrizionista

Tags: fibremal di panciaSTIPSIstitichezza
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Stefania Fulchini

Stefania Fulchini

Sono un biologo nutrizionista, mi definisco una "professionista della salute" ed opero nell'ambito della nutrizione da circa 11 anni. Il mio metodo di lavoro è studiato per fornire un programma nutrizionale specifico, che consideri le caratteristiche fisiologiche, psicologiche, metaboliche ed eventualmente patologiche del soggetto. Gradualmente e stabilmente, senza ricorrere alle grammature dei cibi e privare della convivialità, motiva al cambiamento delle scorrette abitudini alimentari e si adatta come un "abito" a seconda delle occasioni.

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